È stata uno dei simboli del boom economico italiano, utilizzato da artigiani, contadini e successivamente diventato mezzo di trasporto cult. Ricordo che ai mondiali del 1982 un mio compagno di scuola la pitturò con i colori della bandiera italiana e circolò quella magica notte per le strade di Arona carica di persone nel suo cassone posteriore, sfrecciando per modo di dire con il suo caratteristico suono del motore.

Il curioso mezzo di trasporto a tre ruote non si produrrà più a Pontedera in Toscana ma finirà in uno dei paesi emergenti per l’esattezza in India dove le norme per la sicurezza stradale e dell’inquinamento sono meno rigide che in Italia. Dopo 76 anni di produzione incessante e ininterrotta negli stabilimenti della Piaggio la catena di montaggio della mitica tre ruote si fermerà per sempre.

L’Ape negli ultimi tempi non ha avuto un gran mercato in Italia anche dopo il simpatico aggiornamento della linea di Giugiaro, continua a vendersi all’estero e sopratutto in India.

Ha avuto l’Ape anche un ruolo importante nel cinema italiano facendo comparse prestigiose a fianco di divi nazionali e internazionali come Marcello Mastroianni, Nino Manfredi e Vittorio Gassman.

Il suo cassone che richiamava molto lontanamente agli enormi Pick Up americani aveva ed ha una portata massima di 200 kg, ideale per piccole consegne di paese con il suo potente motore da 125 centimetri cubici di cilindrata.

L’Ape Piaggio è stato uno dei simboli dell’Italia del riscatto nel dopoguerra, che coincise con il boom economico degli anni ’60.

L’inventore del leggendario mezzo di trasporto fu l’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio che aveva coniato anche lo slogan “mulo da soma che fa il lavoro di 10”. Che fu l’inventore della mitica Vespa apprezzata e sognata in tutto il mondo. Infatti il motore dell’Ape Piaggio era quello della Vespa 125.

In pratica un motofurgone, maneggevole e di piccola cilindrata , dai consumi davvero contenuti, era perfetto per piccole imprese familiare o agricole. Un mezzo di trasporto che fu anche utilizzato da chi non poteva permettersi l’automobile con patente annessa, circolava sul tre ruote toscano. E così la laboriosa e simpatica sorella della Vespa insieme alla Lambretta aveva contribuito ad abbattere le distanze per quegli italiani che non potevano ancora permettersi la macchina.

Quindi non un vero e proprio addio alla Ape ma un arrivederci in India con tanta nostalgia “canaglia” come direbbe Albano e forse anche Romina.

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