Venerdì 13 data funesta nella superstizione diventa un giorno di sciopero generale. Voi direte, ancora? Ma non l’hanno appena fatto uno sciopero generale? Sì, proprio il 29 novembre. A distanza di quindici giorni un’altro sciopero generale diventa ridicolo, grottesco. Ma le motivazioni estremanente serie per fare due scioperi generali in quindici giorni quali sono? Le ragioni sono molto fumose, si parla di un fantomatico attacco agli italiani per mezzo della Finanziaria 2025, un governo contro gli italiani. Ma cosa significhi questo “contro gli italiani” nessuno lo ha capito.
Salvini ripete che: «Il diritto allo sciopero sarà garantito, ma non di ventiquattr’ore». Questa volta lo sciopero generale è indetto da una sigla sindacale minore, la Usb.
E quale sarebbe l’obbiettivo di questo sciopero, di questa agitazione sindacale? Ecco il comunicato: «è uno sciopero che serve a contrastare sia sul piano economico, sia sul piano del lavoro, una politica che asseconda la de-industrializzazione e condanna alla turistificazione dell’Italia». A parte che la parola turistificazione che non esiste come anche la parola deindustrializzazione però soprassediamo all’italiano. Secondo questo sciopero generale i lavoratori dovrebbero andare in piazza per protestare che in Italia c’è troppo turismo, che il turismo è in aumento? Questo è davvero troppo. L’Italia vive di turismo, sta diventando la nostra principale fonte di crescita economica. Il Bel Pese famoso in tutto il mondo sta diventando la principale meta per i turisti di tutto il mondo per la sua arte e il suo paesaggio ineguagliabili. Il turismo inoltre porta miliardi di valuta estera in ingresso in Italia beneficiando tutte, ma dico tutte le attività commerciali, turistiche e industriali italiane.
Pertanto uno sciopero di questo tipo a mio avviso è davvero grottesco per usare una parola gentile. Non sapete più cosa inventarvi per andar contro il governo Meloni, vero? Rassegnatevi e assimilate di aver perso le elezioni nel 2022 e ricordatevi che a fine 2026 ci sarà per voi la rivincita con le nuove elezioni politiche nazionali.