Calenda rimprovera Schlein: “Su Stellantis qualcosa d dire di sinistra no?” E lei va a Pomigliano in fabbrica.
Dopo che il capo di azione ex piddino Carlo Calenda attacca la segretaria del Partito Democratico per il suo silenzio lei decide di andare nella fabbrica Stellantis-Fiat di Pomigliano vicino Napoli. Che figura…come i bambini che dopo essere stati rimproverati duramente obbediscono ai genitori…ripeto che figuraccia, ma lei la capa probabilmente non se ne rende conto.
Lei aveva fatto quasi tutta la settimana in silenzio dopo le dimissioni di Tavares Amministratore Delegato di Stellantis. Calenda quando ha visto il silenzio della Schlein non c’ha visto più e ha detto: «Domenica alle venti di sera è uscita la notizia che l’amministratore delegato del gruppo automobilistico Stellantis aveva dato le dimissioni irrevocabili – racconta il capo di Azione -. subito questa notizia ha portato a grandissime preoccupazioni, paure sul gruppo automobilistico torinese, sul futuro degli operai, degli impiegati, dell’indotto, un allarme che noi avevamo dato da tempo immemorabile. Una guerra che abbiamo fatto per tanto tempo. oggi è giovedì e dalla segretaria Elly Schlein non è trapelata nemmeno una sola parola. Voi direte ma che te ne frega Carlo? No, mi interessa decisamente, perché c’è qualcosa che non funziona nel rapporto tra la Sx e la questione gruppo Stellantis e non si spiega come mai Elly Schlein non riesce a parlare della crisi industriale più grave che l’Italia abbia mai vissuto, di cui hanno parlato tutti i giornali del mondo, persino quelli del gruppo Gedi». «L’ultima volta – scrive Calenda – io ho fatto una guerra per avere tutti i capi politici di partito nel chiedere all’imprenditore John Elkann di presentarsi a Montecitorio, e l’unica segretaria che alla fine non ha firmato indovinate chi è? Ha fatto firmare il documento il responsabile economico del Partito Democratico Misiani, fu la Schlein. E oggi appunto siamo a giorni del grande silenzio eleniano; allora io penso che sia corretto dire le cose come sono realmente. Questa cosa accade – sostiene il capo di Azione – perché ci sono due quotidiani, La Stampa e La Repubblica, che sono come era l’Unità tanto tempo fa. Sono i giornali del Partito Democratico, che scrivono sulla Schlein pagine lunghissime di elogi. Ovviamente noi siamo bannati perché diamo fastidio al loro padrone, siamo gli scissionisti del PD, mentre ad Elena pagine di inni infiniti e sono come l’Unità», anzi «no: nel senso meglio precisare che era il Partito Comunista a dare la linea all’Unità, non era l’Unità a dare la linea al Partito Comunista». E allora «il mio appello alla segretaria Schlein è questo: perché non dici qualcosa, dì qualcosa di sinistra – conclude Carlo Calenda -, perché non c’è niente più di Sx che questa guerra, cioè rendersi conto dello scempio di un capitalismo evidentemente predatorio, assistito, che lascia operai e lavoratori in generale per strada. Se noi non siamo in grado di parlare del caso Stellantis, non interessandoci di chi è proprietario dei giornali, non possiamo essere in grado di dare rappresentanza alla parte, quella dei lavoratori, che dovremmo proteggere, che è quella delle persone più deboli, cara Elly Schlein quindi, dì qualcosa, dì qualcosa di sinistra».
Più che un rimprovero Calenda ha fatto una nitida fotografia della realtà. A sinistra dove vige l’ipocrisia più assoluta non sono abituati a guardare le fotografie della realtà da uno di loro, e reagiscono andando in tilt oppure facendo quello che ha fatto Schlein: in silenzio prender su, e andare in fabbrica..