Ecco le tanto attese motivazioni della Consulta sulla riforma che vuole introdurre la ormai famosa Autonomia Differenziata.

La Consulta ha dovuto prendere una decisione perché era stato presentato un ricorso dal presidente della regione Puglia, il piddino Michele Emiliano.

La Consulta ha scritto che lo stato Italiano ha legittimamente scelto di approvare la legge denominata Autonomia Differenziata perché prevista con la modifica della Costituzione fatta nel 2001. Quindi il governo Meloni ha avuto tutto il diritto di emanare questa legge. Il governatore Emiliano però voleva farla cancellare, ma le motivazioni a supporto sono inconsistenti. La legge comunque non può essere fatta procedere perché non è legittima in tutte le materie. Nel contempo viene cancellata la preoccupazione dei leghisti che tutta la legge fosse dichiarata totalmente illegittima. Le regioni guidate dalla Sinistra: Campania, Toscana, Sardegna, e Puglia, hanno fatto decadere gran parte dell’impianto legislativo della norma, con effetto immediato, mentre altri articoli hanno superato l’esame. Alla fine vengono cancellati tredici articoli dichiarati illegittime e altri venticinque vengono dichiarati legittimi. Per queste ragioni i giudici rimandano tutto indietro al Parlamento indicando le modifiche da fare. E su un punto i giudici costituzionali sono netti: il passaggio di poteri alle Regioni può riguardare solo singole funzioni e non intere materie.

Queste decisioni della Corte costituzionali sono state prese partendo dal principio fondamentale enunciato all’inizio delle comunicazioni: “Il popolo italiano e la nazione italica sono unità che noè possibile frammentare. C’è una sola nazione, così come c’è un solo popolo italiano, senza che siano in alcun modo configurabili dei “popoli regionali” che siano titolari, proprietari di una parte proporzionale della sovranità della Repubblica Italiana”.

I giudici inoltre scrivono che in nessun modo questa legge: “potrà spingersi fino a far traballare le fondamenta, la stabilità e la solidarietà tra lo Stato e le regioni e tra le stesse regioni, è invillabile e incostituzionale l’unità economica e giuridica della Repubblica italiana”.

I giudici rimarcano che la legge denominata “Legge Calderoli” mette in discussione nonostante la previsione dei LEP, il concetto di “solidarietà”.

Per le ragioni sopra menzionate questa legge è da rifare da zero. Tutto l’impianto centrale realizzato dal leghista Calderoli non è costituzionalmente fattibile, accettabile.

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