Meloni: liberiamo la magistrati dalla politica e dalle correnti politicizzate. Risponde Santalucia, presidente dell’associazione Nazionale Magistrati.
La presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, il 15 di dicembre ha chiuso la manifestazione di Fratelli d’Italia denominata Atreju al Circo Massimo a Roma, con un monologo di 65 minuti, dove tra i tanti temi trattati ha parlato della magistratura, auspicando che l’Italia riesca a liberare i magistrati dalla politica e dalle correnti politicizzate.
La premier ha aggiunto che la riforma della giustizia, che il governo sta per proporre al Parlamento viene criticata dalla sinistra che fa finta di non capire, di non vedere, che, la legge in questione, serve principalmente per togliere alla politica, il potere di scegliere una parte dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura, conosciuto meglio con l’acronimo di CSM. La Meloni aggiunge di voler liberare la magistratura dal controllo dei politici e dei partiti, e di conseguenza anche dalle correnti politicizzate che ci sono al suo interno. La riforma aggiunge Giorgia Meloni è indirizzata alla maggioranza dei giudici ed è per i cittadini italiani.
In questa riforma che stiamo studiando la Premier aggiunge di aver tolto la stretta disciplinare per pm e giudici, che la stampa di sinistra ha ribattezzato “legge bavaglio”. È stata cancellata anche la parte che prevedeva sanzioni per quei magistrati che non si astengono “quando sussistono gravi ragioni di convenienza”.
Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati risponde a Meloni: “sappiamo governarci da soli e non abbiamo bisogno di paternalismo”. Aggiunge poi, che “la magistratura autonoma, ha solo bisogno di buone leggi, di cui sapremo fare buon uso e non necessitiamo che ci liberi la Meloni da correnti politicizzate, perché nessuno ha catturato nessuno, e che l’esecutivo deve fare la sua parte come uffici e risorse economiche.
A Santalucia sfugge però a mio avviso, un concetto basilare. Le leggi le fa il Parlamento per poi essere passate al vaglio del Quirinale che ne verifica la costituzionalità. Al giudice, come al presidente della Repubblica non deve piacere o non piacere la legge in esame, e neanche deve giudicare se è buona o cattiva, ma, parlando del giudice deve solo farla rispettare. Il giudice non è chiamato a valutare la legge ma deve farla rispettare, questo è il compito del magistrato. Pertanto il concetto espresso da Santalucia sul fatto che il governo deve fare “buone leggi” non risulta accettabile e deve essere rimandato al mittente. La mia ovviamente è l’opinione di un cittadino e non di un magistrato, non di un esperto del settore.